Abbey Road - 18 nov 2007 (di U. Mantaut)

>> domenica 1 febbraio 2009

Il muretto e le colonne dei cancelli della famosa casa discografica sono zeppi di firme di fans o di turisti curiosi, qualcuno ha lasciato rozzi murales e frasi di natura politica che nulla hanno a che fare con la musica. Le strisce pedonali sono ancora là dove finisce la Abbey Road, confluendo nella Grove End Road per lasciare il tranquillo quartiere residenziale di Maida Vale in direzione di Marylebone e il centro.
Della curiosa copertina di uno dei più famosi long-playing dei Beatles mancano troppe cose. Gli idoli della nostra gioventù sono scomparsi da tempo come complesso e qualcuno fisicamente, ma sembra ancora di rivederli attraversare in fila indiana la quieta strada londinese. Non c’è traccia del maggiolino bianco targato LMW281F al quale sono stati attribuiti significati allegorici. Gli alberi sono stati sfrondati e in autunno sono spogli, lasciando vedere le facciate di mattoni rossi delle residenze borghesi.
Eppure, qui si viene come in pellegrinaggio per ricordare anni e canzoni indimenticabili.
Ad Abbey Road arrivano ammiratori maturi e nostalgici, ma stranamente anche tanti giovani. Tutti s’impegnano ad attraversare sulle mitiche strisce, in segno d’omaggio e per l’immancabile fotografia. Cade a tratti la pioggerella londinese, l’asfalto è bagnato, le strisce avrebbero bisogno di una mano di vernice. Nessuno s’azzarda ad imitare Paul Mc Cartney, il più bello e fortunato dei quattro, che attraversava scalzo, senza cravatta e con la sigaretta fra le dita della sinistra.

Gli automobilisti educati e pazienti si fermano per lasciar passare i pedoni, non si meravigliano per quel continuo andare e tornare che alcuni fanno per ripetere le foto in pose diverse. In lontananza spicca un tipico bus rosso a due piani diretto in centro. La pioggia aumenta d’intensità, bisogna salire a bordo e lasciare alle spalle Abbey Road e le nostalgie degli anni ‘60, ed è nuovamente “Yesterday”.
Questa volta il volo a Londra da Roma, euro 62 andata e ritorno con Ryanair, non ha avuto una ragione precisa. Solamente rivedere amici e luoghi cari, bighellonare fra la folla di Covent Garden e Leicester Square, ammirare le luminare prenatalizie della Oxford Street, ritrovare le atmosfere umide dei ponti e del Victoria Embankment sorvegliato dal moderno London Eye, una specie d’immensa ruota del Prater realizzata con dubbio gusto presso la London County Hall, proprio sulla sponda del Tamigi opposta a Westminster.
Come tante nostre città, Londra peggiora in un certo senso. Sempre più congestionata, nonostante i divieti e le dissuasioni, troppo affollata da stranieri, piena di fast-food che la riempiono di odori orientali ed arabi, forse più pericolosa. Anche chi è avvezzo
a districarsi nel caos del “tube” non può fare a meno di pensare, quando sta pigiato nelle vetture della metropolitana, a cosa potrebbe nuovamente accadere in caso d’attentato su quei treni affollati, lanciati nel buio d’interminabili gallerie strette e puzzolenti. Insomma, non si vive più tranquilli in quella che era la metropoli più ordinata e signorile del vecchio mondo.
I veri londinesi vivono quasi tutti fuori Londra. Si torna a St. Albans. La romana Verulamium rivive nel modernissimo, piccolo museo realizzato per ospitare i reperti della regione che si è rivelata un autentico giacimento archeologico di prima grandezza. La visita sorprende per la cura che è stata profusa nel realizzare l’eccezionale esposizione di grande interesse turistico e didattico. Fuori piove, ma nelle calde navate della meravigliosa Cattedrale si svolgono le prove di un concerto di Natale. Per finire, tutti al pub per una bella cena con ottime birre. A gentile richiesta una vecchia canzone di Burt Bacharach, “I’ll never fall in love again”.

1 commenti:

Anonimo 14 febbraio 2009 alle ore 22:33  

mi fa piacere constatare che il 18 novembre è stato un giorno ispirante.
pensare che compio gli anni proprio quel giorno, tutti gli anni!!!

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